Luigi Di Maio torna sul caso Siri e va all’assalto della Lega: Si deve dimettere da sottosegretario e se non lo fa, chiederemo a nome del governo che lo faccia, anche al presidente del Consiglio
Anche in occasione del 25 aprile il vicepremier Luigi Di Maio è tornato a parlare del caso Siri non risparmiando un attacco al collega Matteo Salvini, impegnato a Corleone per testimoniare il suo sforzo contro la mafia e la criminalità organizzata.
Luigi Di Maio: Armando Siri si deve dimettere, se non lo farà ci rivolgeremo al presidente del Consiglio
Tornando sul caso Siri, Luigi Di Maio ha fatto sapere che il Movimento Cinque Stelle continua a ritenere opportune e necessarie le dimissioni di Armando Siri. Nel caso in cui la Lega non dovesse muoversi in tal senso, i pentastellati sarebbero pronti a fare appello anche al presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il quale ha rinviato ogni decisione dopo il suo viaggio istituzionale in Cina.
“Siri si deve dimettere da sottosegretario e se non lo fa, chiederemo a nome del governo che lo faccia, anche al presidente del Consiglio, perché noi lo abbiamo disinnescato in qualche modo, togliendogli le deleghe ma quella è un’indagine di corruzione che riguarda anche fatti di mafia”.
L’affondo di Luigi Di Maio a Matteo Salvini
Di Maio non ha poi risparmiato una stoccata a Matteo Salvini, invitandolo a dimostrare concretamente il suo impegno contro la criminalità organizzata.
“Puoi anche andare a Corleone a dire che vuoi liberare il Paese dalla mafia, ma per farlo devi evitare che la politica abbia anche solo un’ombra legata a inchieste su corruzione e mafia“.
La risposta di Matteo Salvini
Non si è fatta attendere la risposta di Matteo Salvini che da Corleone ha fatto sapere di non essere intenzionato a fare polemica in occasione di un giorno che dovrebbe essere di festa e di unione.
“Mi piacerebbe che il 25 aprile sia la giornata dell’unione e della pacificazione nel nome dell’Italia che verrà, poi ognuno si tiene proprie idee, distanze, e obiettivi: ho scelto Corleone per dire ai giovani che vince lo Stato”.